Salvare il Patrimonio Culturale

Salvare il Patrimonio Culturale

Questo blog prende il via dalla constatazione dello stato di abbandono,depauperamento,profonda alterazione del patrimonio culturale di Milazzo, registratosi negli ultimi decenni, seguiti ai nefasti danni bellici e a quelli edilizi degli anni Sessanta. Nonostante i recenti interventi di conservazione e restauro su importanti beni culturali, questi si sono spesso rivelati arbitrari e irrispettosi della natura originaria dei monumenti. A ciò è da aggiungersi il colpevole depredamento di chiese uniche nel loro genere, come quella cinque-seicentesca dei pp. Cappuccini, o la sottrazione alla comunità di beni fondamentali della storia cittadina, come l'antica Giuliana comunale, avvenuti in tempi assai vicini a noi. Per quanto possibile, questo blog porterà a conoscenza della gente i casi più eclatanti in tal senso, onde cercare di porre un freno al deleterio processo innescatosi, e far sì che le autorità preposte alla tutela del patrimonio artistico, architettonico, archivistico di Milazzo, o meglio a quel che resta di esso, esercitino la dovuta sorveglianza.


lunedì 26 dicembre 2011

PITTORI "MILAZZESI" - Il Duomo antico di Nino Leotti

Immagini tratte da: D.De Pasquale, LEOTTI Studi su Nino Leotti, pittore siciliano del gruppo Corrente,2011,Eurografica S.R.L., Dario De Pasquale Editore


Il pittore barcellonese Nino Leotti(Barcellona Pozzo di Gotto 1919-1993), di recente ricordato a Palazzo D'Amico, che ha attraversato tutti i maggiori filoni figurativi del '900, ha avuto un notevole legame con Milazzo, nella quale ha tenuto una memorabile personale nel 1991. Lo testimoniano alcuni paesaggi, come la bella acquaforte acquarellata col Duomo antico, della fine degli anni '80-inizi '90.
In essa il pittore si riallaccia all'impressionismo dei primi tempi, rendendoci un monumento filtrato attraverso una percezione soggettiva e immerso nella variabilità atmosferica - e non è forse un caso che adoperi i colori tipici degli impressionisti, celeste-bianco-oro. Un po' diversa, ma solo in apparenza, è l'altra acquaforte con l'Ingresso della cinta aragonese, tratteggiata per rapidi tocchi a monocromo,che ci ritrae il monumento fuoriuscente dal viluppo dalla vegetazione selvatica del periodo, legandolo di nuovo strettamente alla contingenza del tempo e del luogo.

domenica 18 dicembre 2011

ARCHIVI MILAZZESI - Il Natale del 1917




UNA LETTERA INVIATA DA ELVIRA SANTANIELLO, ALL'EPOCA DICIANNOVENNE, AL FIDANZATO MILAZZESE PEPPINO D'AMICO, DA' CONTO DI ANTICHI RITI E SUGGESTIVE FUNZIONI RELIGIOSE CHE SI SVOLGEVANO PER IL NATALE NELLE CHIESE DI FRANCAVILLA DI SICILIA

Francavilla, 28/12/1917

Peppino mio
…la notte di Natale non sono andata a letto, ho assistito alla messa… Che impressione! Non ricordavo più niente, eran sei sette anni che non assistevo più a delle funzioni simili. Fuori davanti a tutte le chiese preparavano delle grandi cataste di legna, che accesero e che durarono per tutta la notte, sino all’alba. Non so dirti l’impressione che si provava alla vista di quelle enormi lingue di fuoco, che superbe s’elevavano al cielo. A mezzanotte, dopo un breve discorso dell’arciprete, al suono dolce, lieve dell’organo, al suono monotono e pur bello nella sua monotonia delle cornamuse, è sceso un angelo vestito d’azzurro dal cielo, è caduta la tenda che copriva l’altare ed è apparso Gesù Bambino, tra il verde del muschio, tra la neve bianca, tra la viva luce delle numerose candele.
Piansi, piansi tanto quella sera che ne ero stanca, senza forza, gli occhi mi dolevano, andai a letto all’alba. Lo vedi, ti ho descritto brevissimamente la mia vita di questi giorni, senza aggiungere niente…anzi. Sicuro non ho saputo renderti chiara l’impressione di quella commoventissima notte, non ho potuto (per mancanza di mezzi) descriverti le bellezze malinconiche che ha gustate l’animo mio in questi religiosi giorni. Ciò mi dispiace, non per me ma per te stesso, che non essendo fedele, non potrai, come avviene le altre volte, intuire la dolcezza grande, la malinconia immensa che invade l’animo ad assistere a certe funzioni sublimi…
Natale è finito, vi è pero ancora Capodanno, auguri dunque per una simile festa dalla tua Elvira.

giovedì 8 dicembre 2011

ARCHIVI MILAZZESI - I restauri della Chiesa dell'Immacolata


UNA LETTERA DELL'8 DICEMBRE 1935 INVIATA DAL FIGLIO NELLO AL PADRE PEPPINO D'AMICO, RECA LA TESTIMONIANZA DEI RESTAURI EFFETTUATI IN QUELL'ANNO NELLA CHIESA, DI ORIGINE SEICENTESCA, CUI VIENE RINNOVATO ORA IL PAVIMENTO E COSTRUITO IL CAMPANILE E CHE DIVIENE COSì "UNA DELLE PIU' BELLE DI MILAZZO".

Milazzo, 8 dicembre 1935

Carissimo papà
...Quest'oggi è la festa dell'Immacolata Concezione e forse la usciranno. La chiesa è tutta rinnovata il pavimento cambiato ed è una delle più belle di Milazzo... è stata tutta rimessa a nuovo ed hanno costruito anche il campanile...
Baci affezionatissimi dal tuo figliuolo Aniello

martedì 6 dicembre 2011

ARCHIVI MILAZZESI - La piena dell'Alcantara del 1920



DA UNA LETTERA DI ELVIRA SANTANIELLO, INVIATA DA UNA CAMPAGNA NEI PRESSI DI FRANCAVILLA DI SICILIA AL FIDANZATO MILAZZESE PEPPINO D'AMICO, EMERGE LA DRAMMATICA NOTIZIA DI UNA PIENA DELL'ALCANTARA, AVVENUTA IL 28 SETTEMBRE DEL 1920, CHE FECE DUE VITTIME INDIFESE: UNA MADRE E UNA FIGLIA





SAVINA- 28- IX- 1920
...Oggi si è scatenato un vero temporale: acqua, grandine, tuoni, lampi, saette, fulmini. V’è stato un momento un po’ allarmante: l’Alcantara in piena si avanzava sempre più minaccioso, sempre più terribile. Lo si vedeva da qui andare a cavalloni, tumultuante, torbido, rumoroso, immenso. E non si sentiva più fra il fragore dei tuoni e quello dell’acque. Alcuni che si trovavano di passaggio, non potendo seguitare con quel tempo, son venuti su da noi, e per diverse ore non si sentiva più, non si reggeva. Non mi sono spaventata. Ho lavorato tranquilla e seduta, di tanto in tanto alzavo lo sguardo per spostarlo più in là, sul fiume diventato biondo e grande grande. In un momento di tregua mi sono avvicinata al letto: tutto era pieno, tutto coperto, anche la mia poltroncina, il mio sedile preferito non si vedeva più. Per pochi istanti mi son fermata a guardare quell’immane massa d’oscura acqua, poi son venuta via pensando… ai pochi minuti trascorsi lì, ove adesso cavalloni su cavalloni si avanzavano minacciosi. Ha piovuto fin ora, ma il sole prima di tramontare, ha fatto largo fra le nubi, e ha guardato la terra sconvolta. Da qui ho visto l’acqua tumultuante luccicare a quei raggi. Adesso è tornata la calma, ma ancora c’è il tumulto della piena a dare una penosa impressione.
29- IX- 1920
…Oggi la giornata è stata tranquilla e quasi bella, la piena è cessata, è tornata quella poca quantità d’acqua a scorrere tranquilla. Ma si è saputo: ieri venendo qui improvvisa la piena vi sono state due vittime, una madre e una figlia e degli animali, ad esser travolti. Come si muore facilmente! E’ triste assai la morte, non vorrò morire mai io! ma…

sabato 12 novembre 2011

COMPOSITORI MILAZZESI - Uno spartito musicale di Peppino D'Amico (1912)

Una mazurka dell'autodidatta Peppino D'Amico (1896-1968), composta all'età di 16 anni. Sul retro altri componimenti incompleti, probabilmente dello stesso autore.




sabato 5 novembre 2011

ARTISTI MILAZZESI - Maria Di Maio (anni 2000)

UN VEDUTISMO CHE NON è PEDISSEQUA IMITAZIONE OLEOGRAFICA MA REINTERPRETAZIONE DI UN PAESAGGIO ANTICO RESO CON UNA TECNICA CONSUMATA, NELL'OMAGGIO DELLA GIOVANE PITTRICE MILAZZESE ALLA SUA TERRA







domenica 30 ottobre 2011

ANNIVERSARI - 4 Novembre 1918 -La Vittoria-


UNA TESTIMONIANZA INEDITA SUL MODO IN CUI LA VITTORIA NELLA GRANDE GUERRA FU VISSUTA NELLA PROVINCIA MESSINESE - DUE LETTERE DI ELVIRA SANTANIELLO DA FRANCAVILLA DI SICILIA, INDIRIZZATE AL FIDANZATO MILAZZESE PEPPINO D'AMICO, AL FRONTE DI GUERRA.




FRANCAVILLA – 3 – XI – '18.

Peppino mio,
credi che abbia la forza di scriverti? No, non so che vorrei fare. Dio mio che vita! Anche oggi senza lettera tua… Che momenti che trascorriamo! Notizie di vittorie grandiose vengono da costassù e qui tutti sperano, mai fiduciosi come adesso, sperano in una gloriosa e definitiva fine. Arrivano i giornali la sera, i telegrammi al giorno, e tutti, anche le femminucce, le più ignoranti, vogliono sapere, chiedono e ascoltano con la meraviglia, con la gioia negli occhi. Da qui scorgo che il tricolore si muove al vento. E’ il municipio che così manifesta la gioia della Nazione tutta, con un simbolo solo, spiegato all’aria, al sole, allo sguardo di tutti. Io assisto silenziosa a tutto ciò, e anche in me sento agitare dei sentimenti che si ridestano ma che non nascono adesso: l’orgoglio vivo intenso d’esser dello stesso paese vostro, di tutti voi soldati, d’esser italiana come voi, cui in questi momenti il mondo segue meravigliato e fremente di ammirazione per le grandi gesta che state per compiere. Non lo nascondo, mi sento un tantino, per non dire molto umiliata di fronte a voi, che date tutto per l’Italia, per noi e per quelli che verranno dopo di noi. Come penso il mio Peppino in questi giorni! Sempre, sempre t’ho pensato, ma mai così affettuosamente, con tanta dolcezza, con tanto dolore. Sono sentimenti diversi, cozzanti fra loro, che giù nel mio animo si agitano. Sono indefiniti, inspiegabili. Mettendo tutta la mia buona volontà non riuscirei mai a esprimertene uno solo. Che confusione, e anche che vuoto che ho qui! …
Son uscita stamane, sai? Io e Maria soltanto, un’eccezione alla regola, non so come mamma l’abbia permesso. La mia passeggiata è stata più lunga del solito. Tenendoci per mano ci siamo allontanate per la solita via, e abbiamo parlato sempre di te. Maria mi ascoltava silenziosa e rideva di tanto in tanto, e mi interrompeva a intervalli per chiedermi qualche spiegazione. Montello, soldati, te, i tuoi amici, la tua vita di Milazzo, tutto ciò che era tuo e che io conoscevo. Ecco il soggetto della conversazione. Ma ora il Montello non si nominerà più; qual nome dunque dovrò imparare? Io vorrei nessuno più, basta adesso, che quella sia l’ultima sosta della tua vita di guerriero. La Sicilia ti attende, molte persone, molti cuori bramano avere il tuo abbraccio. Ti saluto Peppino mio, non continuo perché non saprei che dirti, pur sentendomi il cuore pieno di te. Arrivederci, auguri, un’infinità di cose affettuose. Elvira tua.

FRANCAVILLA – 4 – XI- '18

Peppino mio,
E’ dunque proprio vero? E’ vera la vittoria grandiosa? Oppure sogniamo? No, non è sogno meraviglioso che al risveglio ci lascia delusi, col vuoto, coll’angoscia del cuore, non è più una chimera la redenzione delle terre che sono state sempre italiane, sempre, dacchè Dio le ha create. E’ realtà vera, infallibile: nostra Trieste e Trento anche nostro. Non per niente si sono immolate tante vittime, il sangue di tanti caduti lo avete rivendicato voi oggi, soldati. Oh! Come vi si ammira e vi si ama! Io ancora non credo, pur scorgendo tante cose, tanti indizii! Qui non si regge, è troppo grande e inaspettata la gioia. Senti, Peppino mio, senti come anche in Francavilla, paesetto sperduto fra i monti e quasi dimenticato, senti come vibrano i cuori d’entusiasmo e di gioia? Sono stata affacciata. Ogni casa è imbandierata, anche dall’alto del campanile sventolano due bandiere e par dominino il paese tutto, in ogni volto è gioia, letizia dappertutto. A me pare di trovarla anche nel gorgoglio dell’acqua del vicino canale, mi pare che non sia un mormorìo uguale e lento come tutti gli altri giorni. Mi sembra udire una canzone lieta, festante, invece nel suo chiacchierìo monotono. La notizia arrivò per telegramma ieri sera, sul tardi. Noi eravamo a tavola, cenavamo. Delle grida inusuali ci fanno alzare – Che succede? Perché tutta quella gente riunita? – domandiamo: -Il tricolore sventola su San Giusto e su Trento – Ecco la risposta di molti, a coro. – Possibile? Sì, notizia ufficiale. E’ indubitabile - .Sono aperte le chiese e le campane suonano a lungo e a festa. Una gioia senza limiti mi fa nodo alla gola e con la gioia un dolore forse non meno grande. Il non aver tue nuove m’aveva fatto star male tutta la sera e in quel momento non seppi far altro che nascondere il volto fra le mani e singhiozzare a scatti, con amarezza indicibile, mentre fuori la gente ebbra di gioia gridava e tempestosamente dei tamburi e una musica improvvisata lì per lì rompeva i timpani cercando di suonare inni patriottici. Gridavano, cantavano, attraversarono tutto il paese e si condussero fino al gruppo di case che giacciono ai piedi del poggio, su cui s’eleva il castello. Anche in quel quartiere, che quasi sen vive separato dal resto dell’abitato, anche lì sempre silenzioso, vollero portarvi la gaia nota. Salirono ancora in alto, fino alla chiesa, le cui porte spalancate accolsero tutti in una unità di affetti, di sentimenti e di preghiera di ringraziamento. Qualcuno parlò e venne acclamato dalla folla giubilante. In alcune case dormivano già, si svegliarono e donne tutte, vecchie (povere vecchie!) anche uscirono per unirsi agli altri. Vi fu una festa come mai v’era stata, che si prolungò a lungo. Stamane, prestissimo, incominciava ad albeggiare appena e le campane suonavano, mi sveglio non ricordando niente, ma le risate gioconde d’un gruppo di ragazze, sotto la mia finestra, tutte mie conoscenti e vicine, mi chiamano alla realtà. Sorrido anch’io e dimentico anche il sogno cattivo che durante la notte m’aveva agitato. Che so: soldati, carabinieri, confusione, acqua, un mare vasto e furibondo le cui onde mi trascinavano a piacer loro, lettere tue perdute, bagnate, annegate. Dimentico questo sogno confuso e coricata seguo col pensiero tutto ciò che avveniva fuori e lontano lontano da me, vengo da voi. Peppino mio, che avete fatto voi soldati? Qui pareva in certi momenti che la gioia trascendesse in pazzia, addirittura. Non riesco ad immaginarmi mai le vostre feste, il giusto vostro orgoglio, fierezza, che avvenne da voi? Descrivimi minutamente tutto, ho curiosità di sapere, di vivere in mezzo a voi io che sono stata lontana, io che non ho avuto mai quasi l’idea d’una festa grande svolta fra soldati, è giusto che voglia conoscere. Ho dispiacere che non vi sia sole per baciare questa festa di bandiere, per avvolgerle nella sua luce smagliante e unire sole a sole. Niente invece, è grigio grigio il cielo…
Arrivederci, Maria ricambia i tuoi saluti, io il tuo bacio. Tua Elvira.

venerdì 14 ottobre 2011

ARTISTI MILAZZESI - Anna Parisi (anni 2000)

L'attaccamento alla propria terra filtrato attraverso la sensibilità onirica e incantata della giovane pittrice milazzese




venerdì 26 agosto 2011

ARCHIVI MILAZZESI - Una lapide della Casa Senatoria



Il foglio inedito, sito in archivio privato, riporta il testo di una lapide apposta nella Casa Senatoria della Città, da identificarsi con Palazzo Carrozza, se la data, poco comprensibile, è riferibile al 1806. Di difficile comprensione pure il testo che si riporta di seguito:

FERDINANDO IV BORBONIO
SICILIARUM REGI PROVIDENTISSIMO
QUOD
A PROXIME EXCITATA CIVIUM LETITIA
FAUSTO ADVENTU NATORUM
EXCELSI PRINCIPIS IUVENTUTIS FRANCISCI
ET
VENUSTISSIMI GERMANI FRATRIS LEOPOLDI
EX ITINERE MESSANENSI
IV KALENDAS APRILIS
AUGUSTA SUI PRAESENTIA
EX ITINERE PANORMITANO
PRIDIE NONAS APRILIS
INTER BENE UMINATOS FASTOS RECENSENDAS
HANC URBEM EFFUSIS GAUDIIS GESTIENTEM
ILLUSTRAVIT HILARAVERIT BEAVIT
TABULAM EX MARMORE
PERENNE GRATIARUM OBSEQUII FIDEI MONUMENTUM
BENEFACTORI PIO POTENTI OPTUMO
MYLAE OMNI EVO REGIBUS SUIS FIDISSIMA
POSUIT
A.D. M D CCC VI

SENATORIBUS
+Paolo Proto Marchioni S.te Dorothee
+Thoma Mariano Marchione de Amico
+Antonino Mustazzo
+Joseph Passalacqua
+Saverio de Amico et Impallomeni Sindico -

giovedì 14 luglio 2011

ANNIVERSARI - 20 Luglio 1860: La BATTAGLIA GARIBALDINA di Milazzo


Girolamo Induno(1825-1890) - LA BATTAGLIA DI MILAZZO - Collez.privata - Torino

Il capolavoro del massimo pittore risorgimentale di battaglie ritrae un episodio poco noto della battaglia del 20 luglio, incentrato su un drappello di soldati che transitano per una via litoranea - via Acqueviole?- alla volta della roccaforte, capeggiati da un ufficiale che potrebbe essere Giacomo Medici.
Il pittore milanese denota un'ottima conoscenza dei luoghi - infatti seguì da vicino la battaglia - lasciandoci, oltre che la consueta precisione dei dettagli militari, anche un pittoresco brano paesaggistico della Milazzo ottocentesca.

sabato 9 luglio 2011

TESORI MILAZZESI - L'altare di S.Pasquale Baylon della chiesa di S.Papino


Dedicato al santo francescano spagnolo, vissuto nel secolo XVI, l'altare è un pregevole esempio di design architettonico-scultoreo messinese della metà del Settecento, recando in un giuoco di partiture geometriche e cromatiche che esaltano linee ricurve di ascendenza barocca, un bassorilievo col santo in adorazione dell'eucarestia, entro una cornice ovale, probabilmente ripreso da una delle xilografie popolareggianti diffuse su di lui. Il drappo marmoreo che incornicia la scena è emblematico della attidudine fondamentalmente scenica dei paliotti d'altare - siano essi di marmo, di legno, d'argento o di tessuto.

sabato 2 luglio 2011

TESORI MILAZZESI - L'altar maggiore della chiesa di San Papino



FOTO IN BIANCO E NERO DEGLI ANNI 1970
E' uno dei più pregiati esempi di intaglio ligneo cappuccino-francescano della fine del Seicento-inizi del Settecento, dovuto a Fra' Lodovico Calascibetta da Petralia Sottana, che incornicia la pala con l'Immacolata e i SS. Papino, Filippo e Giacomo, Antonio da Padova, Francesco d'Assisi, opera siciliana di cultura controriformistico-barocca della fine del secolo XVII.

sabato 18 giugno 2011

VEDUTE MILAZZESI - La chiesina del Tono


CARMELO SALLEO(Sinagra 1892 - 1963)
- Chiesina dei marinai - 1953

Bel dipinto in stile cubo-futurista del siciliano Salleo, "un ritorno alla luce e al colore intesi scientificamente".

venerdì 10 giugno 2011

ANNIVERSARI - 10 Giugno 1918 : l'Impresa di Luigi Rizzo



LETTERE DEL LUGLIO 1918 CHE ATTESTANO I PRIMI FESTEGGIAMENTI CHE LA CITTADINA DI MILAZZO RISERVO' A LUIGI RIZZO IL 20 LUGLIO DI QUELL'ANNO, DOPO APPENA UN MESE DALL'IMPRESA DI PREMUDA