Salvare il Patrimonio Culturale

Salvare il Patrimonio Culturale

Questo blog prende il via dalla constatazione dello stato di abbandono,depauperamento,profonda alterazione del patrimonio culturale di Milazzo, registratosi negli ultimi decenni, seguiti ai nefasti danni bellici e a quelli edilizi degli anni Sessanta. Nonostante i recenti interventi di conservazione e restauro su importanti beni culturali, questi si sono spesso rivelati arbitrari e irrispettosi della natura originaria dei monumenti. A ciò è da aggiungersi il colpevole depredamento di chiese uniche nel loro genere, come quella cinque-seicentesca dei pp. Cappuccini, o la sottrazione alla comunità di beni fondamentali della storia cittadina, come l'antica Giuliana comunale, avvenuti in tempi assai vicini a noi. Per quanto possibile, questo blog porterà a conoscenza della gente i casi più eclatanti in tal senso, onde cercare di porre un freno al deleterio processo innescatosi, e far sì che le autorità preposte alla tutela del patrimonio artistico, architettonico, archivistico di Milazzo, o meglio a quel che resta di esso, esercitino la dovuta sorveglianza.


giovedì 19 luglio 2012

ANNIVERSARI GARIBALDINI -L'inedita Battaglia di Milazzo di Luigi Lojacono (1862)

Un dipinto garibaldino di Luigi Lojacono (1809-1879), sito in collezione privata di Palermo, pubblicato qualche decennio fa come Battaglia di Palermo (cfr.F.Grasso in Kalòs, anno 8, n.4, 1996), si riferisce verisimilmente all’episodio più noto e celebrato della Battaglia di Milazzo, quello del Ponte, ove Garibaldi appiedato viene salvato da Missori che spara all’ufficiale a cavallo -il capitano Giuliani- che lo sta per assalire; accanto a lui un altro garibaldino che prende parte al corpo a corpo fra borbonici e camicie rosse. Sullo sfondo un ufficiale garibaldino a cavallo che sventola il tricolore con una pistola in pugno (Statella?) e un altro ufficiale a cavallo con camicia scura (Medici?) con spada sguainata. In terra giacciono soldati colpiti da entrambe le parti, raffigurati in mirabili scorci. Colpisce inoltre l’atteggiamento dell’eroe, anticelebrativo e antiretorico, quasi confacentesi al semplice resoconto che lui stesso fece dell’episodio (cfr.B.Cannistrà in I luoghi della memoria a Milazzo, Italia Nostra, 2011). Dei topoi della battaglia del XX luglio del 1860, vi è poi il casolare diroccato, il muretto e le piante di fichidindia. Il dipinto ci regala ancora (sulla sinistra) un altro episodio minore della battaglia, svoltosi sul litorale di Levante, nel cui mare antistante si scorge un piroscafo, probabilmente il Tukory, che attende il generale per il prosieguo delle operazioni militari della giornata campale. Il dipinto dunque confermerebbe anche la collocazione dell’episodio principale lungo la suddetta litoranea , verisimilmente in contrada Acquaviole, come sostenuto da B. Cannistrà (cit.). Firmata L. Loiacono e datata 1862, l’opera deve dunque essere identificata con la famosa Battaglia di Milazzo eseguita dal pittore palermitano due anni dopo i cruciali fatti d’arme e vincitrice di medaglia d’argento all’Esposizione palermitana di Belle arti del 1863, citata nelle cronache, di cui si era persa la memoria. Il pittore infatti, che ci ha lasciato altri dipinti con episodi garibaldini (cfr.D’Amico in Tecla on-line, Effemeridi 2011) fu, assieme al figlio Francesco Lojacono - il più importante paesaggista palermitano del secondo ‘800- uno dei pittori-soldato che seguirono il generale nelle sue imprese siciliane fino a giungere a Milazzo, ove quest’ultimo riportò una ferita. Il dipinto dunque dovrebbe essere frutto della visione diretta dei fatti e dei luoghi da parte di un testimone oculare che potè immettere degli ulteriori elementi di veridicità storica alla stereotipata trattazione di essi ricavata dal racconto di A.Dumas, che caratterizza numerose raffigurazioni della suddetta battaglia, in particolare stampe e incisioni. L’opera, delineata quasi con fare miniaturistico, è concepita come una quinta teatrale delimitata dalla quercia in primo piano e dall’edificio neogotico diroccato sul fondo, consuetudine che discende forse dalla dimestichezza del pittore con scenografie e bozzetti di scena. Essa dunque si viene ad annoverare a buon diritto tra i dipinti finora noti della Battaglia di Milazzo (cfr.D’Amico in MilazzoNostra, n.26), come uno dei più significativi per l’attendibilità storica , l’alta qualità pittorica, il perfetto equilibrio tra paesaggio e rappresentazione dei fatti d’arme dell’ epico combattimento del XX luglio, che grazie alla celebrazione di Dumas sarebbe entrato a far parte della leggenda, assurgendo a “duello omerico”, “lotta di giganti” (cfr.Cannistrà, cit.).

giovedì 12 luglio 2012

ANNIVERSARI GARIBALDINI - Ii Ritratto di Garibaldi di Palazzo D'Amico

Foto di Massimo Tricamo, tratta da PANORAMIO
L'opera riprende il ritratto di Salvatore Lo Forte(1860), sito alla Galleria civica d'arte moderna di Palermo, desunto a sua volta da una celebre fotografia effettuata all 'eroe dal francese Le Gray, pioniere della fotografia sbarcato a Palermo assieme al Dumas per seguire l'epopea garibaldina. Divenuto una vera icona patriottica, esso raffigura l'eroe con la camicia rossa, fazzoletto nero intorno al collo, orologio con catena appunato al taschino, fusciacca bicolore attorno alla vita e mano al fianco. Nella copia di Milazzo manca la spada che l'eroe impugna con la destra e l'introspezione psicologica dell' originale, mentre il fondo, perdendo le notazioni atmosferiche, è divenuto neutro. Un simile ritratto di Garibaldi di ignota ubicazione è documentato al milazzese Menotti Bruno(1870-1945), autore di busti e monumenti garibaldini siti in varie località italiane. L'opera è stata restaurata nel luglio del 2011, per interessamento di chi scrive, dalla restauratrice milazzese Marianna Saporito, con l'alta sorveglianza della Soprintendenza ai Beni Culturali Ambientali di Messina.