Salvare il Patrimonio Culturale

Salvare il Patrimonio Culturale

Questo blog prende il via dalla constatazione dello stato di abbandono,depauperamento,profonda alterazione del patrimonio culturale di Milazzo, registratosi negli ultimi decenni, seguiti ai nefasti danni bellici e a quelli edilizi degli anni Sessanta. Nonostante i recenti interventi di conservazione e restauro su importanti beni culturali, questi si sono spesso rivelati arbitrari e irrispettosi della natura originaria dei monumenti. A ciò è da aggiungersi il colpevole depredamento di chiese uniche nel loro genere, come quella cinque-seicentesca dei pp. Cappuccini, o la sottrazione alla comunità di beni fondamentali della storia cittadina, come l'antica Giuliana comunale, avvenuti in tempi assai vicini a noi. Per quanto possibile, questo blog porterà a conoscenza della gente i casi più eclatanti in tal senso, onde cercare di porre un freno al deleterio processo innescatosi, e far sì che le autorità preposte alla tutela del patrimonio artistico, architettonico, archivistico di Milazzo, o meglio a quel che resta di esso, esercitino la dovuta sorveglianza.


giovedì 30 dicembre 2010

NEL 150° DELLA BATTAGLIA DI MILAZZO


EUGENIO PRATI, GARIBALDI A MILAZZO, olio su tela, 1869 (Collezione privata)
L'opera, eseguita dal pittore trentino E.Prati (1842-1907), su commissione del genovese Domenico Chiossone, si inserisce nell'ambito della pittura storicistica risorgimentale, distanziandosi al contempo dalla ritrattistica celebrativa per l'espressione assorta e anticonvenzionale dell'eroe, e la sua immersione in un paesaggio reale: quello peculiare della cittadina milazzese.

martedì 21 dicembre 2010

PITTORI "MILAZZESI" - Scipio Manni (sec.XVIII)


(foto gent.concessa da p.Santo Colosi)

Pala d'altare raff. Natività coi pastori, 1755 ca.,Duomo di Milazzo.
L'opera, realizzata dal pittore Scipione Manni(1705-1770), napoletano di nascita, ma milazzese d'adozione, fu commissionata negli anni '50 del 1700 per la nuova chiesa benedettina del SS.Salvatore alla Badia. Si caratterizza per la piacevolezza pittorica, il marcato calligrafismo, la dolcezza dell'espressione della Vergine.

sabato 18 dicembre 2010

domenica 12 dicembre 2010

COLLEZIONI MILAZZESI - Santa Lucia


DIPINTO SU VETRO raff. S.LUCIA (Sicilia, sec.XIX)

L'opera, per la genuinità espressiva e la lucentezza dei colori, è da considerarsi uno dei migliori prodotti della tecnica della pittura su vetro siciliana.

mercoledì 8 dicembre 2010

COLLEZIONI MILAZZESI - Vergine Immacolata


DIPINTO RAFFIGURANTE L'IMMACOLATA (olio su tavola, fine sec.XIX)
L'opera, di ambito messinese di fine 800-inizi 900, presenta un'iconografia codificata della Vergine Immacolata a mezza figura con mani incrociate sul petto, sguardo rivolto al cielo e stellario intorno al capo. E' rimarchevole per la delicatezza della posa, la morbidezza dei panneggi, la maestria nella trattazione delle sfumature dei chiari colori pastello.

venerdì 3 dicembre 2010

INAUGURAZIONE DEL SERVIZIO AUTOMOBILISTICO


La foto-cartolina si riferisce a uno storico avvenimento: l'inaugurazione del servizio automobilistico Castroreale-Barcellona e Barcellona-Castroreale, che viene a sostituire la carrozza a traino animale. Esso è documentato, per altri paesi della provincia di Messina, all'aprile del 1920. La foto, rifinita a mano, reca sul retro la scritta: fotografia Malfi.

sabato 27 novembre 2010

ARTISTI MILAZZESI. LO SCULTORE-CERAMISTA STEFANO D'AMICO


UN CASO DI COMMITTENZA ARTISTICA DEGLI ANNI SESSANTA: IL PANNELLO IN CERAMICA DELLA SCUOLA MEDIA LUIGI RIZZO

Agli inizi del decennio 1960, l'ingegnere Aniello D'Amico viene incaricato dal comune di Milazzo di redigere il progetto per la nuova scuola media, da intitolarsi all'eroe della grande guerra, ammiraglio
Luigi Rizzo. A lavori quasi ultimati, presumibilmente tra la fine del ’63 e gli inizi del ‘64, in ottemperanza a una legge del Ventennio che vuole si destini una percentuale degli edifici pubblici a partiti decorativi, l'ingegnere progettista (nella foto) commissiona allo scultore-ceramista milazzese Stefano D’Amico un pannello che vada ad abbellire l’altrimenti scarno prospetto dell’edificio, il cui coronamento accenna quasi alla linea obliqua di un frontone classico.
Il D'Amico(1925-2003) è al momento l'artista più adatto all'uopo, poiché dà tutte le garanzie che soddisfino una committenza dai gusti tradizionali, attingendo, pur nella modernità del linguaggio, ad una cultura che affonda le sue radici nel mondo classico, discendendo direttamente dai canoni figurativi del Novecento. Lo scultore, milazzese ma già da tempo residente in stimolanti città del nord Italia, ove si misura con gli artisti più in auge del tempo, partecipando- tramite la materia che più gli è congeniale, la ceramica- a mostre di livello internazionale, non ha interrotto però il filo diretto con la sua terra, che raggiunge periodicamente, per ottemperare alle commissioni che essa gli elargisce.
Il pannello della scuola milazzese, firmato e datato in basso a destra: "damico 1964", è di carattere spiccatamente allegorico, raffigurando in un bicromo, delicato bianco-azzurro, un corteo di giovinetti che si appressano in pellegrinaggio verso le due Madri: prima la Scuola, assisa su un trono, sulla sinistra, con la posa ieratica di una dea madre; indi, sostituiti i plichi scolastici con gli attributi dei vari mestieri, il corteo si volge verso l'altra figura iconica che li accoglie sulla destra, la Vita, che, posta di profilo, in posizione di collegamento, smista i giovinetti verso l'ultimo tratto del loro percorso evolutivo, l'età adulta, rappresentata dagli astanti sul fondo. L'azzurro del cielo, al pari dell'albero e del sole, sono elementi solo in apparenza naturalistici, e invece dal pregnante simbolismo: l'ambiente naturale infatti - assunto comune pure a tanti artisti del suddetto Novecento- è condizione essenziale e imprescindibile per un armonico svolgersi del percorso vitale di ognuno.
Di lì a poco lo scultore sarà chiamato ad effettuare una nuova simile impresa: i pannelli,ben più numerosi, per un’altra scuola milazzese, utilizzando di nuovo il suo stile novecentista, classicistico e realistico insieme, prima della svolta informale e costruttivista degli anni ‘70.

mercoledì 24 novembre 2010

domenica 14 novembre 2010

La Prima Guerra Mondiale e Milazzo - Una lirica di Peppino D'Amico


QUANDO LE DISPUTE GIOVANILI ERANO SUI TEMI DELLA PATRIA
Il 7 novembre del 1918, pochi giorni dopo la gloriosa battaglia del Piave, ove Peppino D'Amico è impegnato in prima persona, la fidanzata Elvira Santaniello gli invia al fronte una lettera nella quale trascrive una poesia di argomento bellico, ricavandola dal giornale patriottico "Tira Gigi", inviatole da un parente catanese. La giovane, risentita per non essere stata informata preventivamente della pubblicazione, spaccia ironicamente la lirica per una sua produzione. Qualche giorno dopo Peppino si scuserà dicendole che pure lui era all'oscuro del fatto, e attribuendone la "colpa" al suo amico-poeta Guglielmo lo Curzio, l'unico a cui il giovane aveva mandato il componimento per ottenerne un giudizio.





IL MORTO AL RETICOLATO

Ancora lì quel morto, Oh eternamente
m’apparirà ne’ miei tristi risvegli,
come s’io fossi l’assassino e quegli
il mio rimorso? E’ un sogno di demente

quel fantasma che s’erge ibrido, informe
e resta in piedi a quel reticolato:
le braccia aperte, in uno sforzo enorme
a le sue spine resta avviticchiato.

Non sotterra: c’è il buio entro la fossa!
Sparsi, ma al sole, su la breccia, verso
la meta, lì, guardando il fato avverso
fin che s’abbatta il frale ordito d’ossa!

-Ma che abbracci, o fratello? Una divina
chimera ancor ti chiama e ti sorride:
la vittoria? la gloria? Ecco: ogni spina
irta è un sarcasmo ch’a l’audacia irride!

E il sol che torna sopra a le miserie
vecchie, ne l’alba che non ha pispiglio
né moto, sbarra il truce occhio vermiglio
e fruga tra la nebbia e le macerie;

e goffo stuol d’ischeletriti sogni,
schiara un’immota teoria infinita
d’orridi morti, crocifissi ad ogni
santo reticolato della vita.

venerdì 12 novembre 2010

La prima guerra mondiale e Milazzo - Un'ode di Guglielmo Lo Curzio







QUANDO A UNIRE I GIOVANI ERA L'AMOR PATRIO

Agli anni della guerra 1915-18 risale un fitto carteggio fra il milazzese Peppino D'Amico, poeta-soldato al fronte, e il poeta e narratore Guglielmo Lo Curzio, messinese di nascita, ma palermitano d'adozione, conosciutisi durante gli anni scolari a Messina. Lo Curzio(1894-1993), morto quasi centenario, era oltre che poeta, scrittore, saggista e critico letterario, ed era balzato alla notorietà quando Luigi Pirandello nel 1931 gli aveva consegnato il premio dell'Accademia d'Italia, per la raccolta di versi "Accordi in minore". Il carteggio tra i due amici verte su temi letterari, teatrali, patriottici ma è soprattutto caratterizzato da uno scambio di poesie, una delle quali Lo Curzio dedica all'amico milazzese, per il quale nutre stima e ammirazione, oltre che per le sue doti umane e letterarie, anche per l'abnegazione e l'entusiasmo con cui svolge il proprio dovere di soldato al fronte, cosa che a lui è preclusa, essendo stato riformato per motivi famigliari.

giovedì 4 novembre 2010

La Prima Guerra Mondiale e Milazzo

QUANDO A 20 ANNI SI COMBATTEVA PER LA PATRIA - MILAZZESI AL FRONTE

Peppino D'Amico, 1915
Peppino D'Amico, 1918
Peppino D'Amico con la sorella Maria, Milazzo 1919
Paolo Cassisi, 1920
Ciccio Grillo, 1919
Antonio Totaro, 1918





domenica 24 ottobre 2010

PITTORI MILAZZESI - Domenico Abbriano(1921-2002)

D.Abbriano, Baia del Pepe, olio su tavola (anni '70)
D.Abbriano, Mare di Levante, olio su tavola

D.Abbriano,Verso il tramonto, olio su tavola, (anni '60)
D.Abbriano, Veduta di Milazzo, olio su tavola
D.Abbriano, Paesaggio montano,olio su tavola
D.Abbriano, Molo Marullo, acquarello su compensato
D.Abbriano, Il Porto, acquarello su compensato

D. Abbriano, La chiesina del Tono, olio su tavola, (anni '60)

venerdì 15 ottobre 2010

UNA CITTA' E IL SUO TEATRO - I Fasti della Filodrammatica Eleonora Duse





QUANDO IL TEATRO SCORREVA NELLE VENE DEI MILAZZESI

Flash sulla gloriosa Filodrammatica Eleonora Duse, nata nel 1925 e attiva fino al 1933 ca., che partecipava a importanti concorsi regionali e interregionali, costituita da dilettanti - tra cui professionisti della buona borghesia - che curavano anche gli adattamenti e la regia delle opere che rappresentavano, tutti accomunati da un unico elemento: lo spassionato e incondizionato amore per il teatro.

venerdì 8 ottobre 2010

UN DOCUMENTO AUTOGRAFO del Barone Pietro Giovanni Piaggia


Si tratta di una autocertificazione per il servizio svolto come giudice circondariale, eseguita dal padre dello storico Giuseppe Piaggia, in data 1° agosto 1821, che conferma la presenza della famiglia a Milazzo nello stesso anno di nascita dell'autore delle "Memorie della città di Milazzo" (29 ottobre 1821).

domenica 3 ottobre 2010

UNA CITTA' E LE SUE FONTANE - Il Destino del Brutto


APPELLO AL COMUNE PERCHè RESTITUISCA DECORO ALL'ARREDO URBANO CITTADINO

Quello delle fontane non è decisamente un capitolo fortunato, per la città di Milazzo.
Fin dal '700 la collocazione della fontana più importante, quella di piazza del Carmine, fu accompagnata da accuse, minacce di carcerazione, richieste di demolizioni e rifacimenti, per il lavoro non eseguito a regola d'arte: un presentimento di ciò che sarebbe avvenuto in seguito?
Al posto della settecenetsca fontana del Mela, di cui una sola aquila rimane, posta al centro di una vasca, in via Umberto I, sorge oggi una grossolana replica di essa, spigolosa e schematica, forse per rimarcare la differenza con l'originale, cui pure si ispira, ma che di fatto non è improntata a null'altro se non al senso del brutto e del rozzo.
Parimenti, alle categorie del brutto e dell'antiestetico sembra ispirarsi un'altra recente fontana, posta in uno snodo centrale della cittadina,
all'inizio del lungomare Garibaldi, che in più ha un'altra evidente caratteristica: la mancanza di significato -se non quello legato a un trito arredo da giardino- e soprattutto di addentellati con la cultura e l'iconografia cittadine.
Siccome nell'arredo urbano l'estetica non è solo una questione formale, ma direi sostanziale, attinendo alla facies culturale di una intera comunità, non sarebbe il caso di estirpare le due obbrobriose fontane, e riappaltarle a dei veri artisti, che siano in grado di interpretare lo spirito autentico della città -magari attingendo al suo passato, ma anche al suo presente "buono"- ed esprimerlo
nell'unico linguaggio ormai possbile, quello dell'arte (vera) contemporanea?