Salvare il Patrimonio Culturale
venerdì 28 settembre 2012
TESORI MILAZZESI - Il Paliotto ricamato di S.Stefano (sec.XVIII)
L 'opera, del pieno Settecento, è una delle più sontuose e scenografiche esistenti
nelle chiese milazzesi. Proveniente verisimilmente dal Duomo antico, esso veniva esposto all'altare del Santo per le maggiori festività, in primis quella del santo patrono, di cui un prezioso opuscolo del 1786 ci fornisce un dettagliato ragguaglio. Presenta un originale ricamo in stile barocchetto, in filo d'argento su seta rossa, incentrato su due grandi infiorescenze decorate con delle nappe, elemento quest'ultimo tipico dei ricami messinesi, che affiancano il medaglione centrale con la figura del santo ricamata in seta policroma, sovrastata da un tendaggio in fili d'argento. Questo cartone, abbastanza inusitato in Sicilia, viene adoperato pure su altri due paliotti della stessa chiesa - l'uno ricamato in seta policroma su fondo bianco, l'altro simile al primo su fondo rosso, ma di formato più piccolo- attestandosi come caratteristico della cittadina milazzese.
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sabato 22 settembre 2012
ALBUM - CONVITTO FEMMINILE DI CASTROREALE (1910 ca.)
RAPPRESENTAZIONE AL CONVITTO FEMMINILE REGINA MARGHERITA DI CASTROREALE, CON ALCUNE FANCIULLE MILAZZESI, 1910 CA.
sabato 15 settembre 2012
sabato 8 settembre 2012
PITTORI MILAZZESI - SCIPIO MANNI. Il sottocoro della chiesa di S.Francesco di Paola (1763-65)
Considerato l'ultimo ciclo di affreschi che il Manni, pittore napoletano trapiantatosi a Milazzo, eseguì per le chiese della cittadina, danneggiato da un incendio nel 1908 e quindi irrimediabilmente calcinato, esso verteva sulla vita e l'agiografia del Santo di Paola. Le pitture del sottocoro sono le uniche superstiti dello scempio, assieme all'angelo sito sopra la porta d'ingresso alla cripta. Esse costituiscono l'unico esempio di decorazione settecentesca milazzese di gusto laico e mondano, sebbene adoperata e finalizzata a un contesto sacro. L'opera denota la cultura decorativa di ascendenza romano-napoletana del pittore, confermandolo nella sua qualità di quadraturista: un'impalcatura a volute architettoniche, cartouches rocaille, puttini reggifestoni, incornicia, invece che un ovale col semplice cielo, come nei palazzi nobiliari, lo stemma dei Minimi francescani; all'intorno, invece dei consueti paesini di fantasia, una serie di paesaggi boschivi e turriti notevolmente circostanziati, probabilmente allusivi ai luoghi romiti attinenti alla vita del santo. L'opera solleva la questione del Manni quadraturista: ferma restando la netta suddivisione vigente all'epoca tra i pittori "d'architettura" e quelli "di figura", le quadrature dei suoi affreschi spettano a lui o a un aiuto, magari da ricercarsi nell'ambito della sua numerosa famiglia?
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